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Paola Arrigoni, un cigno dell’arte contemporanea
Paola Arrigoni è una di quelle artiste che dimostra come un oggetto ormai inutile o un rifiuto inservibile si plasmano fino ad assurgere a nuova vita. E che vita! La ricerca dei materiali, il gusto nel riutilizzarli su supporti di vario tipo, quando il materiale non diventa esso stesso un’opera, si trasforma come la marea, il respiro e l’onda.
Esattamente come un tronco trovato sulla spiaggia dall’artista durante una semplice passeggiata diventa una scultura bellissima dal titolo “ApertaMente” o “La periferia è in fondo all’anima”.
I suoi quadri sono di impianto astrattistico, materici, realizzati con l’uso dell’acrilico su tela o lastre di compensato. Ma tutto può trasformarsi in un’opera d’arte tra le mani di Paola Arrigoni.
La gabbia
Una gabbia per uccellini in stile arabesco diventa una casa di bambola, la sua casa, dove l’ordinarietà delle cose viene stravolta e assume un carattere personalizzato, caotico e un po’ fiabesco.
Rappresenta l’essenza di Paola: una persona elegante e raffinata, dal carattere solare e cordiale, ma anche molto puntigliosa. Poi, a strati si spoglia della sua corteccia e si viene travolti, letteralmente affascinati, dalla sua follia geniale. Come la sua gabbia. Trovo che Paola sia la sua gabbia: esternamente e all’aspetto ben delineata, conforme al ruolo e dai contorni precisi. Ma guardando al di là di essa, o meglio, al di dentro, ben oltre le apparenze, si scopre il suo big bang. Un’esplosione di forza creatrice.
Il nuovo mondo
Quasi un mondo parallelo, dove dal ruolo di moglie, mamma e nonna, si trasforma alla Wonder Woman e diventa artista, un bellissimo cigno, tirando fuori dal più profondo del cuore tutto il suo essere lasciato sopire per il tempo necessario a prendersi cura della famiglia.
Al risveglio, come in Matrix, Neo uscito dalla caverna, catapulta lo spettatore in un altro mondo, e come spettatore indendo anche l’artista stessa, che attraverso le sue opere intraprende quel viaggio interiore travolgente e ricco di emozioni.
Il lavoro di Paola è senz’altro emozionante. L’arte contemporanea d’altronde è questo, un viaggio emozionale che solo il grande artista riesce a trasmettere anche ai non addetti ai lavori.
Chi è Paola?
Paola ha iniziato a dipingere in gioventù, quasi ventenne; poi l’amour, la famiglia e i viaggi di lavoro l’hanno portata via, solo temporaneamente, da quell’amore profondo che giaceva dentro di lei e aspettava solo di essere risvegliato, perché era ed è legato alla sua anima e del quale nessuno può togliere o indagare.
Reputo che ci sia un tempo per ogni cosa.
Il big bang Paola penso che non sarebbe stato tale se non avesse mai interrotto il suo percorso di artista quasi sul nascere. Sarebbe stato comunque grande presumo, senza presunzione, ma diverso. L’esperienza e la vita le hanno conferito quella maturità che le consente di andare oltre e di leggere tra le righe. Ed emozionare.
Non è una lattina
Ceci n’est pas une pipe è la famosa opera di Magritte, dove il messaggio-didascalia dipinto dall’artista disorienta l’osservatore, soprattutto per l’epoca in cui fu dipinto.
Il surrealismo era alle porte e la raffigurazione di una pipa, senza ombra di dubbio, ma con la scritta che negava di essere proprio una pipa, perché era solo una rappresentazione di essa, era spiazzante.
Siamo alla fine degli anni Venti del Novecento, esattamente tra il ventotto e il ventinove, e Magritte dipinse questo olio su tela (60×81 cm), al giorni d’oggi conservato al Los Angeles County Museum of Art, a Los Angeles in California.
Un rifiuto, un oggetto che da bello e/o utile è diventato solo un mero rifiuto, si trasforma e assurge alla dimensione di cigno, dando un valore e un significato diverso allo stesso.
Per esempio, se una bellissima lattina di Coca Cola con i suoi iconici marchio e colori, una volta persa la funzione di contenitore di bella lattina per una bevanda buona e rinfrescante, qui siamo nel vivo della pubblicità – d’altronde essa stessa è arte -, diventa un pezzo di alluminio, magari anche accartocciato.
Dunque, Paola Arrigoni riesce a vedere oltre quella dimensione.

Mordi la mela (tecnica mista su lastra)
La lattina si trasforma, magari, in un palazzo. E nel nuovo contesto ritorna ad essere bella, luminosa e affascinante, ma con una funzione diversa, una dimensione nuova e, soprattutto, un punto di vista diverso. Ed è una lattina, vero, ma nell’opera d’arte non è più tale. Chi potrebbe negare il contrario di ciascuna delle affermazioni? La lattina non è una lattina. O sì?
Nel momento stesso in cui osserviamo l’opera del palazzo-lattina veniamo trasportati a New York con Mordi la Mela oppure osserviamo uno skyline in Zora.
Cambia il punto di vista, il bello e il brutto assumono un significato del tutto differente.
Il lavoro di Paola è un respiro di creatività, dove l’oggetto, il rifiuto, che sia esso del mare, per esempio con la scultura “Apertamente”, sia di altro genere, pone chi lo guarda a una riflessione, a guardare lo stesso sotto un altro punto di vista, assumendo un significato diverso. Semiotica? Sì, siamo nella pura e affascinante semiotica.
Dicevo, Paola Arrigoni è un treno in corsa! Spoleto Arte e Pro Biennale di Venezia sono solo due degli eventi importanti in cui l’artista ha partecipato con le sue opere, uscendo sempre trionfante.
Informazioni
Atelier PA
via Matteotti n. 96
Sanremo (IM)
Qui si può incontrare Paola Arrigoni e ammirare le sue opere esposte
Orari
Dal lunedì al venerdì h. 10.30/12.30
sabato h. 10.30/12.30 – 15/18.30
